Filippo de Pisis

Ferrara, 1896 – Milano, 1956

Luigi Filippo Tibertelli, conosciuto come Filippo de Pisis, nasce a Ferrara l’11 maggio 1896. I suoi studi sono affidati ad alcuni precettori che ne curano l’educazione a casa. Attorno al 1904 viene avviato al disegno sotto la guida del professore e pittore Odoardo Domenichini. Conseguita la licenza liceale si dedica allo studio di particolari aspetti culturali della sua città, ma è interessato anche dalla lettura delle riviste d’avanguardia La voce e Lacerba.
Il viaggio obbligato a Venezia per la visita militare, a seguito della quale viene riformato, gli permette di aprire gli occhi sui colori della laguna e sui suoi massimi esponenti artistici. Successivamente si trasferisce a Bologna, dove frequenta la facoltà di Lettere, avvicinandosi alla poetica futurista, ed entrando poi in rapporto con Marino Moretti, Umberto Saba, Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio e, epistolarmente, con Ardengo Soffici e Tristan Tzara. Di nuovo a Ferrara dipinge alcune composizioni metafisiche e paesaggi della campagna ferrarese.
Nel 1919, nell’ambito del gruppo della Ronda a Bologna, conosce Cardarelli e frequenta Morandi. Nel marzo del 1920 la Casa d’Arte Bragaglia organizza la sua prima mostra. Ferrara non lo soddisfa più e si trasferisce a Roma, assumendo la decisione di dedicarsi alla pittura; qui diventa amico del pittore Armando Spadini e frequenta l’ambiente di valori Plastici. Il soggiorno a Roma segna un momento importante nella vita di de Pisis, sia per l’evoluzione della pittura che per le scelte culturali. In questo periodo lavora alla definizione di un proprio linguaggio figurativo, iniziando ad elaborare le sue caratteristiche nature morte. Partecipa alla III Biennale romana, nei primi mesi del 1925, esponendo fianco a fianco alle opere di de Chirico e Donghi.
La Casa d’Arte Bragaglia gli organizza in marzo un’altra personale. Nello stesso mese parte per Parigi dove inizia a confrontarsi con i pittori dell’ottocento e con i contemporanei, recuperando anche il mezzo espressivo della poesia. Dipinge molto, vedute parigine, libere copie dall’antico, nature morte, fiori, studi di nudo, superando la lezione impressionista. La sua pittura trova consensi nell’ambiente parigino. Le sue opere, esposte in tutta Europa e accolte nelle più importanti gallerie e rassegne d’arte, raggiungono il massimo successo alla Biennale di Venezia del 1948 e a quella del 1954. Dipinge fino al 1953, dopodiché le precarie condizioni di salute non gli permetteranno più di svolgere alcun lavoro e il 2 aprile 1956 muore a Milano.

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