Gino Severini

Cortona, 1883 – Parigi, 1966

Di origini toscane, Severini si trasferisce appena sedicenne a Roma, dove frequenta i corsi di disegno della Scuola Libera del Nudo e, assieme all’amico Boccioni, l’atelier di Balla, che avvia i due giovani artisti alla pittura divisionista. Nel 1906 si reca a Parigi, dove approfondisce la formazione accademica mediante lo studio della pittura impressionista e post-impressionista che lo porta a realizzare opere influenzate dal pointillisme.
Venuto in contatto anche con Picasso e Braque, assiste alla nascita del movimento cubista francese rimanendone suggestionato, senza però mai perdere i legami con l’Italia: è infatti sotto la sollecitazione di Marinetti che, nell’aprile del 1910, firma il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista insieme a Balla, Boccioni, Carrà e Russolo.
A differenza degli altri futuristi, Severini è poco attratto dal tema della macchina e preferisce esprimere il concetto di velocità e dinamismo con la rappresentazione della movimentata vita notturna dei teatri e dei caffé parigini, locali da cui trae l’ispirazione per suoi famosissimi capolavori come Ballerina blu del 1912, in cui esprime la carica vitale ed espressiva della figura femminile ripresa nel momento della danza.
Dopo aver svolto un’importante funzione di collegamento tra il futurismo italiano ed il cubismo francese, negli anni Venti va alla ricerca di un equilibrio compositivo, trovandosi così a condividere alcuni degli ideali sostenuti dal Gruppo Novecento, che si propone di recuperare la tradizione classico-rinascimentale in pittura.
Nello stesso periodo, scosso da una profonda crisi religiosa, si dedica all’arte sacra eseguendo per alcune chiese svizzere cicli decorativi ad affresco e a mosaico. Praticando nel contempo l’attività di scenografo, illustratore e saggista, nei decenni successivi ritorna ai temi del periodo futurista aprendoli alle istanze dell’Astrattismo geometrico.
Nel dopoguerra Severini è riconosciuto come uno dei più innovativi Maestri dalle nuove generazioni e, alternando la sua residenza tra Roma e Parigi, si spegne in quest’ultima città nel 1966.

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